22.4.09
Niels Harrit: «Altro che “pistola fumante”, c’è la “pistola carica” dell’11/9»
Abbiamo visto di recente la ricerca sulle polveri del WTC firmata tra gli altri dal professor Niels Harrit dell’Università di Copenaghen, un professore che ha la vocazione della nano-chimica, di cui è un esperto. Il clamore suscitato da questa ricerca ha portato il 6 aprile 2009 a una intervista di Harrit sul canale TV2 della tv pubblica danese, in seconda serata. Harrit è stato intervistato per 10 minuti durante il tg.
L’8 aprile, Harrit è stato di nuovo intervistato per sei minuti durante un programma del mattino di notizie e intrattenimento in diretta sulla stessa rete. In entrambe le occasioni Harrit ha potuto argomentare bene le proprie tesi con intervistatori aperti e corretti.
La prima intervista è stata sottotitolata in inglese e caricata su YouTube. Di seguito si può vedere l’intervista e la sua traduzione in italiano:
http://www.youtube.com/watch?v=8_tf25lx_3o
Intervista a Niels Harrit su TV2 News, Danimarca.
Alcuni ricercatori internazionali hanno trovato tracce di esplosivi in mezzo ai detriti del World Trade Center.
Un nuovo articolo scientifico conclude che gli impatti dei due aerei dirottati non causarono i crolli nel 2001.
Rivolgiamo la nostra attenzione all’11/9, il grande attacco su New York. Apparentemente i due impatti degli aeroplani non cagionarono il crollo delle torri, secondo quanto afferma un articolo scientifico da poco pubblicato.
I ricercatori hanno trovato dell’esplosivo detto nano-termite fra i resti, e non può provenire dagli aerei. Ritengono che svariate tonnellate di esplosivi siano state collocate negli edifici in precedenza.
Niels Harrit, lei e altri otto ricercatori stabilite in questo articolo che sia stata la nano-termite a far sì che questi edifici crollassero. Che cos’è la nano-termite?
«Abbiamo trovato nano-termite nei detriti. Non stiamo dicendo che sia stata usata soltanto nano-termite. La termite stessa risale al 1893. È una mistura di alluminio e polvere di ruggine, che reagisce fino a creare intenso calore. La reazione produce ferro, scaldato a 2500 °C. Questo può essere usato per fare saldature. Può essere anche usato per fondere altro ferro. Siccome le nanotecnologie rendono le cose più piccole, nella nano-termite, questa polvere del 1893 è ridotta in particelle minuscole, perfettamente mescolate. Quando queste reagiscono, l’intenso calore si sviluppa molto più velocemente. La nano-termite può essere mischiata con additivi per sprigionare un calore intenso, o fungere da efficacissimo esplosivo. Contiene più energia della dinamite, e può essere usata come combustibile per razzi.»
Ho cercato con Google “nano-termite”, e non è che si sia scritto molto su di essa. Si tratta di una sostanza scientifica ampiamente conosciuta? O è così nuova che gli altri scienziati la conoscono a malapena?
«È un nome collettivo per una classe di sostanze con alti livelli di energia. Se dei ricercatori civili (come lo sono io) non la conoscono abbastanza, è probabilmente perché non lavorano granché con gli esplosivi, come invece fanno gli scienziati militari. Dovrebbe chiedere a loro. Io non so quanta familiarità abbiano con le nanotecnologie.»
Quindi lei ha trovato questa sostanza nel WTC, perché pensa che abbia causato i crolli?
«Be’, è un esplosivo. Per cos’altro sarebbe dovuto essere lì?»
Lei ritiene che l’intenso calore abbia fuso la struttura di sostegno in acciaio dell’edificio, e abbia causato che gli edifici collassassero come un castello di carte?
«Non posso dire di preciso, visto che questa sostanza serve a entrambi gli scopi. Può esplodere e frantumare le cose, e può fonderle. Entrambi gli effetti furono probabilmente utilizzati, per come ho visto. Del metallo fuso si riversa fuori dalla Torre Sud diversi minuti prima del crollo. Questo indica che l’intera struttura era stata indebolita in precedenza. Poi i normali esplosivi entrarono in gioco. L’effettiva sequenza del crollo doveva essere sincronizzata alla perfezione, fin giù.»
Di quali quantità stiamo parlando?
«Grandi quantità. C’erano solo due aerei, ma tre grattacieli sono crollati. Sappiamo grosso modo quanta polvere fu generata. Le foto mostrano enormi quantità: tranne l’acciaio tutto fu polverizzato. E sappiamo grosso modo quanta termite incombusta abbiamo trovato. Questa è la “pistola carica”, un materiale che non si è acceso per qualche ragione. Stiamo parlando di tonnellate. Oltre 10 tonnellate, può darsi 100 tonnellate.»
Dieci tonnellate, può darsi cento tonnellate, in tre edifici? E queste sostanze non si trovano normalmente in simili edifici?
«No, no. Questi materiali sono estremamente avanzati.»
Come si fa a collocare un tale materiale in un grattacielo, su tutti i piani?
«Cioè come si fa a portarlo dentro?»
Sì.
«Con i pallet. Se dovessi trasportarlo i quelle quantità userei i pallet. Prenderei un carrello e li movimenterei su pallet.»
Perché questo non è stato scoperto prima?
«Da chi?»
Dai portieri, per esempio. Se sta facendo passare da 10 a 100 tonnellate di nano-termite, e la sta piazzando su tutti i piani, sono solo sorpreso che nessuno l’abbia notata.
«Da giornalista, dovrebbe indirizzare tale domanda alla società responsabile della sicurezza al WTC.»
Dunque lei non ha alcun dubbio che il materiale era presente?
«Non si può contraffare questo tipo di scienza. L’abbiamo trovata. Termite non ancora soggetta a reazioni.»
Quale accoglienza ha ricevuto il suo articolo nel mondo? Per me si tratta di conoscenza del tutto nuova.
«È stato pubblicato appena venerdì scorso. Perciò è troppo presto per dirlo. Ma l’articolo potrebbe non essere così inedito e singolare come le sembra. Centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo sanno da molto che i tre edifici sono stati demoliti. Questo era lampante. La nostra ricerca è solo l’ultimo chiodo sulla bara. Questa non è la “pistola fumante”, è la “pistola carica”. Ogni giorno, migliaia di persone comprendono che il WTC fu demolito. Questo è qualcosa che non si può fermare.»
Perché nessuno ha scoperto da prima che c’era nano-termite negli edifici? Son passati quasi dieci anni.
«Lei intende nella polvere?»
Sì.
«È stato per caso che qualcuno ha osservato la polvere al microscopio. Si tratta di minuscoli frammenti rossi. I più grandi misurano 1 mm, e possono essere visti a occhio nudo. Ma occorre il microscopio per vedere la maggior parte. È stato per caso che qualcuno li ha scoperti due anni fa. Ci sono voluti 18 mesi per preparare l’articolo scientifico cui lei si riferisce. È un articolo davvero completo basato su una ricerca minuziosa.»
Lei ha lavorato su questo per diversi anni, perché la cosa non le tornava?
«Sì, oltre due anni in effetti. Tutto è cominciato quando ho visto il crollo dell’Edificio 7, il terzo grattacielo. È crollato sette ore dopo le torri gemelle. E c’erano solo due aeroplani. Quando vedi un edificio di 47 piani, alto 186 metri, crollare in 6,5 secondi, e sei uno scienziato, pensi “cosa?”. Ho dovuto guardarlo ancora, e ancora. Ho toccato il tasto dieci volte, e la mia mandibola scendeva sempre più giù. Per prima cosa, non avevo mai sentito prima di quell’edificio. E non c’era nessuna ragione visibile per cui dovesse crollare in quel modo, direttamente giù, in 6,5 secondi. Non mi son dato pace da quel giorno.»
Sin dall’11/9 ci sono state speculazioni, e teorie del complotto. Cosa ha da dire ai telespettatori che sentono della sua ricerca e dicono “questa l’abbiamo già sentita, ci sono tante teorie del complotto”. Cosa direbbe per convincerli che questa è diversa?
«Penso che ci sia una sola teoria del complotto di cui valga la pena parlare, quella che riguarda i 19 dirottatori. Ritengo che i telespettatori debbano domandarsi quali prove abbiano visto a sostegno della teoria del complotto ufficiale. Se qualcuno ha visto delle prove, mi piacerebbe sentirlo in merito. Nessuno è stato formalmente incriminato. Nessuno è “wanted”. Il nostro lavoro dovrebbe portare a richiedere un’appropriata inchiesta criminale sugli attacchi terroristici dell’11/9, perché finora non c’è stata. La stiamo ancora aspettando. Noi speriamo che i nostri risultati saranno usati come una prova tecnica quando quel giorno verrà».
Niels Harrit, avvincente, grazie per essere intervenuto.
«È stato un piacere.»
di Pino Cabras
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