11.8.09

Conti pubblici: quale democrazia?


Tra le grandi assenti in materia di regole democratiche, oltre la “porcata
elettorale”, vi è la latitanza di una istituzione dello Stato, con carattere
assolutamente indipendente, che potrebbe essere la Corte dei Conti o il
ragioniere generale dello Stato, che offra al Parlamento, in tempo reale ed in
chiaro, le cifre che riguardano la situazione economica e finanziaria, le spese
dei vari ministeri, la reale entità pagata da ogni regione e da ogni categoria
di contribuenti, la situazione degli enti previdenziali, ecc. ecc.
Il teatrino della politica, infatti, offre ai cittadini, in una materia
fondamentale di valutazione dell’operato di un governo, come i conti pubblici,
delle cifre inventate in cui una parte politica uscente sostiene di aver
risanato i conti e l’altra entrante si dispera per aver trovato un disastro.
E’ del tutto evidente che al cittadino elettore viene sottratto un elemento
essenziale di valutazione e la vittoria politica arride non ai virtuosi
(improbabili), ma a chi ha più voce per contare balle.
Eppure sarebbe molto semplice e poco costoso avere un sito Internet, a
disposizione di chiunque, aggiornato su dati ufficiali, che fotografi la
situazione della spesa pubblica, il dettaglio delle spese militari (io pretendo
di sapere fino all’ultimo euro quanto ci costa la guerra all’Afghanistan).
Vi sono cittadini come il giornalista di economia Massimo Riva, che denuncia
silenzi sul superdebito pubblico balzato avanti nell’ultimo anno di 104
miliardi di euro, e Tremonti si può permettere di essere vago e parlare di una
sciagurata eredità lasciata dal governo precedente, mentre una presenza
istituzionale indipendente, di indiscussa autorità e capacità, conti alla mano,
dovrebbe offrire ai cittadini dati indiscutibili.
Se un giornalista specializzato in economia non riesce ad offrire ai suoi
lettori una valutazione sulla situazione economica per mancanza di dati o
furberie contabili, ebbene non vi è democrazia perché i cittadini non possono
valutare chi li governa, con dati chiari e ufficiali, certificati dalla Corte
dei Conti, il cui principale dovere d’istituto dovrebbe essere quello di
rispondere in tempo reale ai quesiti dei cittadini in materia di pubblico
denaro.
Soltanto un ente terzo preposto all’informazione sullo stato della economia e
dei conti, può avere l’autorità di pretendere dai governanti, dai ministeri,
dagli Enti, le cifre vere e attuali ed offrirle al dibattito politico.
Oggi nella informazione economica avviene ciò che accade quando vengono fatte
manifestazioni di massa, dove la questura parla di duecentomila persone e gli
organizzatori di due milioni. Se invece si volesse sapere la verità, sarebbe
facilissimo. Basterebbe dividere una fotografia dall’alto della manifestazione
in tanti piccoli quadratini, ingrandire, contare le persone di un quadratino e
fare una semplice moltiplicazione.
Con dati seri e accertati molti bluff dei politicanti sarebbero smascherati e
mano mano la politica potrebbe diventare una cosa più credibile.
In questi giorni io chiederei alla magistratura dei conti di offrirmi un
dato. Quanto spende la Protezione civile in materia di PREVENZIONE degli
incendi, e vorrei comparare questo dato con quanto spende per il loro
spegnimento con la flotta aerea, gli elitanker, gli effettivi sul campo e i
“volontari”. Sono sicuro che per la prevenzione non si fa quasi nulla, come
nella Sanità, mentre le giornate scelte dagli incendiari sono veramente poche,
dieci al massimo quando c’è molto vento in luglio e agosto, e, se in questi
giorni si pattugliassero i territori a rischio, massicciamente, con pene
severissime per gli incendiari, il grande businnes dell’antincendio si
sgonfierebbe a favore di una presenza capillare sul territorio, esercito
compreso.
Ma la democrazia è una cosa seria! In Italia la dobbiamo ancora inventare.


di Paolo De Gregorio

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