18.5.10
Solo palliativi contro la speculazione
L’Unione europea continua ad agire come soggetto passivo per contrastare gli effetti della speculazione proveniente dal mondo finanziario statunitense e britannico e che come obiettivo primario, nemmeno troppo nascosto, ha l’euro e il suo ruolo di moneta di scambio nelle transazioni internazionali. Le misure triennali di aiuto alla Grecia per 120 miliardi di euro concordate con il Fondo monetario internazionale e la creazione di un fondo di 750 miliardi di euro per sostenere l’euro, non sono altro che dei palliativi che non vanno al cuore del problema.
Non ha senso infatti prestare soldi alla Grecia, quindi indebitarla ulteriormente, per permetterle di pagare altri debiti. Come non ha senso l’impegno preso dalla Banca centrale europea e delle altre banche centrali dei Paesi europei di comprare i titoli degli altri Paesi in difficoltà a causa delle manovre degli speculatori che cercano di fare calare il prezzo di mercato dei Bot e allo stesso tempo far schizzare alle stelle i rendimenti. Questo tipo di interventi non fanno altro che arricchire gli speculatori che potranno così contare su qualcuno che gli compra in tempo reale i Bot che stanno vendendo.
A nessuno dei tecnocrati che siedono alla Commissione di Bruxelles o alla Bce come Jean Claude Trichet (nella foto), né tanto meno ai capi di governo della UE, viene in mente che la soluzione molto più ovvia è semplicemente quella di eliminare la speculazione in base al principio che non si può andare sul mercato con operazioni di compravendita di titoli se non si possiedono i soldi necessari. Oggi dobbiamo invece assistere impotenti all’azione di speculatori come Soros e Paulson che, utilizzando appena 1 dollaro sono in grado di mobilitarne 100 puntando sulla variazione del valore di un titolo nel brevissimo periodo, un giorno o addirittura meno. Lo stesso può avvenire per il valore di un prodotto come il petrolio per il quale l’attività di compravendita dei futures, soltanto una volta su dieci, a dire tanto, comporta il trasferimento reale del bene nelle mani di chi compra.
Ma eliminare la speculazione non è facile sia perché essa ha la sua principale base operativa negli Stati Uniti dove è Wall Street a dettare la danza, sia perché il primo protettore degli speculatori è lo stesso Barack Obama che da criminali come Soros e Paulson o da banche come la Goldman Sachs, che ha truffato i propri clienti, ha ricevuto sostanziosi finanziamenti per la campagna elettorale delle presidenziali e che di conseguenza ha deciso di trasformarsi nel loro maggiordomo. E’ quindi del tutto illusorio aspettarsi che l’Unione europea si muova e faccia pressioni su Obama per una normativa che blocchi l’attività degli speculatori. La speculazione è infatti parte integrante del sistema economico e finanziario basato sull’idea di una crescita infinita. E’ una manifestazione di quel Libero Mercato che nessun presidente ha intenzione di toccare anche se comporta una razzia dei beni dei cittadini da parte dei gangster di Wall Street e dei loro degni colleghi della City londinese. Oltretutto, i predecessori di Obama che avevano provato a mettere paletti al mondo della finanza (come Lincoln, Garfield, McKinley e Kennedy) sono stati velocemente uccisi e sostituiti. Non ci sarà quindi nessun accordo tra Europa, Gran Bretagna e Usa per bloccare gli speculatori. Ci saranno soltanto ad ottobre alcune misure dettate dalla Commissione europea per regolamentare le vendite allo scoperto e i cosiddetti “credit default swaps”. Regole sulle quali sta lavorando un apposito gruppo di studio. Il commissario europeo al mercato interno Michel Barnier ha ammesso la sua impotenza: “Prima devo capire come funzionano esattamente (sic) e poi interverremo. Il nostro obiettivo è quello di avere una registrazione obbligatoria e una trasparenza totale”. Soluzione che arriverà un po’ in ritardo visto che la maggioranza delle operazioni avvengono per via telematica e con meccanismi di vendita e di acquisto che si attivano in maniera automatica.
di Filippo Ghira
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