20.6.10

Nasce Onu, la rete nazionale degli operatori dell'usato


usa e getta consumismo
Siamo nell'era dell’usa e getta in cui le regole dell’economia tendono a manovrare le nostre necessità verso il bisogno e il possesso del “nuovo”
Nell’era del consumo dell’usa e getta in cui le regole dell’economia tendono a manovrare le nostre necessità verso il bisogno e il possesso del “nuovo”, in cui ogni secondo sono immessi nel mercato miliardi di prodotti, che in breve tempo finiscono in disuso, la possibilità di trovare articoli di seconda mano in perfette condizioni e caratterizzati da prezzi particolarmente convenienti è decisamente alta. In questo senso la cultura dell’usato rappresenta un importante antidoto a questo sistema economico che produce inquinamento e devasta l’ambiente per smaltire queste immense quantità di merci prodotte. Allungare la vita dei beni, attraverso l’incentivazione di strategie del “riutilizzo” è pertanto una delle risposte più efficaci e concrete all’emergenza ambientale della nostra epoca, perché trasforma un potenziale problema in una grande opportunità.

Al fine di dare supporto, dignità e status giuridico a un comparto che cresce ancora troppo lentamente, lo scorso 16 giugno presso la sala conferenze della Città dell'Altra Economia di Roma è stata presentata ufficialmente la Rete Nazionale degli operatori dell’usato (Rete Onu): la prima organizzazione degli operatori dell’usato dei mercati storici e delle pulci, della strada e delle fiere.

La rete, di cui fanno parte già circa 3.000 addetti, è promossa da associazioni e realtà già radicate sui territori di riferimento, come Associazione Bidonville con sede a Napoli, che ha organizzato le ventotto edizioni de “La Fiera del Baratto e dell’Usato”, l’Associazione Operatori del Mercato di Porta Portese, nata nella seconda metà degli anni '90 allo scopo di tutelare gli operatori del mercato storico di Roma, l’Associazione Vivibalon di Torino, l’Occhio del Riciclone, creata con l’obiettivo di promuovere il riutilizzo e di individuare una soluzione all’emergenza rifiuti a partire dal punto di vista dell’economia popolare, e la Rete di Sostegno ai Mercatini Rom, che da circa dieci anni opera con difficoltà sempre crescenti aiutando le famiglie rom del territorio romano a costruire un futuro dignitoso attraverso un lavoro legale di raccolta e vendita dell’usato.

Nel corso della conferenza è stato presentato alla stampa un manifesto che sintetizza le proposte della rete attorno a cinque tematiche fondamentali: ambiente, fiscalità, commercio, sociale/lavoro, cultura e che si pone come proposta concreta di dialogo con le Pubbliche Amministrazioni e i soggetti sociali ed economici interessati.

ambiente rifiuti riuso
“L’impatto disastroso sull’ambiente di politiche basate principalmente sullo smaltimento in discarica mette in evidenza il grande effetto positivo nella diminuzione degli oggetti da smaltire"
“L’impatto disastroso sull’ambiente di politiche basate principalmente sullo smaltimento in discarica mette in evidenza il grande effetto positivo nella diminuzione degli oggetti da smaltire - commenta Gianfranco Bongiovanni dell’Occhio del Riciclone - se gli operatori dell’usato avessero accesso ai rifiuti ingombranti che i cittadini portano ai Centri di raccolta urbani, ovvero le strutture pubbliche gratuite e attrezzate nella raccolta e avvio al recupero di rifiuti”. Ciò comporterebbe anche un abbattimento dei costi per la raccolta differenziata grazie all’autosufficienza economica delle isole ecologiche. “È pertanto impellente l’esigenza di dare vita a un ‘Consorzio Nazionale del Riuso’ che possa garantire la gestione di tutta la frazione riusabile nelle filiere del riutilizzo - prosegue Bongiovanni - che permetta l’acquisto a prezzi sostenibili di merci riusabili all’ingrosso da immettere nel sistema della vendita dell’usato. A questo proposito ci muoveremo premendo su tutte le istituzioni di riferimento nel settore del commercio, dell’ambiente e delle politiche sociali per la creazione di un’entità analoga al Conai che opera per il riutilizzo dei materiali di imballaggio, che oltre ad attenuare il problema dello smaltimento dei rifiuti porterebbe nuova occupazione”.

Nel caso di materiali non utilizzabili per la vendita, la rete chiede che anche gli scarti delle isole ecologiche possano trovare nuova linfa, divenendo materiali per la realizzazione di opere artistiche.

La questione fiscale è uno dei temi più impellenti come ricorda Augusto Lacala, presidente di Bidonville: “Nonostante la priorità espressa nella legislazione nazionale ed europea nel riutilizzo delle merci, manca in Italia una legge che regoli il settore dell’usato, che a tutt’oggi è omologato a quello del nuovo. Un insieme di regole che cambiano da regione a regione o addirittura da comune a comune, e che non tengono in considerazione le peculiarità di questo specifico comparto soprattutto per quanto riguarda il regime fiscale e di tracciabilità dei prodotti. Anche se obbligatorio, è impossibile la registrazione dei carichi e degli scarichi perché l’approvvigionamento dell’usato non avviene in serie. Una zona grigia che inibisce seriamente l’attività sia dei professionisti sia degli hobbisti, i quali sono esposti al sospetto di ricettazione e all’arbitrio delle forze dell’ordine, che porta in molti casi alla chiusura dei mercati, specialmente quando i venditori sono di etnia rom”.

Occorre, dunque, che sia creata una normativa specifica che si adatti alle dinamiche di questo comparto. Nel documento sono proposte una serie di modifiche alla legislazione vigente, come l’esenzione totale dall’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA), la dispensa generalizzata dagli obblighi di tracciabilità delle merci per tutte le frazioni di valore medio-basso (mentre nel caso delle merci vendute a un prezzo superiore ai 500 euro c'è l’obbligo di fornire un documento di vendita che non specifichi il prezzo ma solo il numero di carta di identità e la firma del cessionario), l’applicazione del principio di responsabilità soggettiva dell’operatore, il quale, su richiesta, dovrà indicare ai pubblici ufficiali l’origine delle merci con prezzo superiore ai 500 euro ed essere giudicato come unico responsabile nei casi in cui sia accertata la ricettazione della merce, e senza ripercussioni o rappresaglie nei confronti della manifestazione o del mercato dove l’operatore abbia esposto le merci.

Un disciplinamento necessario che andrebbe a regolare situazioni di illegalità e di abusivismo che caratterizzano ad esempio il popolare mercato domenicale di Porta Portese a Roma, sempre di più una piazza per ricettatori. “Il sindaco Veltroni, nel suo ultimo mandato, aveva mostrato con decisione la volontà di affrontare queste problematiche per restituire alla città un luogo di incontro famoso in tutto il mondo, meta di migliaia di romani e turisti. Grazie a un controllo a tappeto fatto dai vigili urbani nell’autunno del 2007 sulle licenze e sulla provenienza delle merci, è stato intrapreso un processo di regolamentazione che ha portato ad arresti e denunce, soprattutto per la vendita di prodotti contraffatti.

venditori ambulanti
Circa 700 ambulanti su 1000 operatori che frequentano Porta Portese sono ambulanti irregolari
Tra gli obiettivi dell’operazione del Campidoglio, che ha permesso di stimare la presenza di circa 700 ambulanti irregolari sui circa 1000 operatori che frequentano abitualmente Porta Portese, anche la ricollocazione degli spazi a tutela dei venditori che hanno realmente diritto e la concessione di nuove licenze per chi fosse frequentatore abituale da 30-40 anni. Attualmente questo processo è stato bloccato. Abbiamo più volte espresso con forza questa esigenza alla nuova amministrazione ma ci è stato risposto dall’Assessore alle Attività Produttive, Davide Bordoni, che il ritorno alla legalità nello storico mercato romano non è tra le priorità della giunta Alemanno” denuncia Antonio Conti dell’Associazione Operatori del mercato di Porta Portese.

Nonostante il settore dell’usato produca evidenti benefici ambientali, sociali, economici e culturali, la sua espansione appare frenata su tutto il territorio nazionale da un sistema di licenze dove vige un numero chiuso di fatto, dovuto alla subordinazione delle licenze alla concessione di uno spazio pubblico. C’è l’esigenza di affrontare tutte le questioni legate al commercio, perché agli ambulanti dell’usato deve essere riconosciuto un trattamento diverso rispetto a quelli del nuovo e dell’alimentare.

La rete perciò suggerisce l’abolizione dell’attuale sistema delle licenze per gli operatori ambulanti dell’usato con un’apposita modifica al D.Lgs. 31.3.1998 n. 114 (Decreto Bersani) che permetta di essere in regola semplicemente presentando una Dichiarazione di Inizio Attività (D.I.A.) al pari dei commercianti su sede fissa. Questo stimolerebbe un comparto che ha bisogno anche di nuovi spazi preposti e di una gestione diversa del sistema di turn over, che possa vitalizzare i mercati degli hobbisti e dei venditori dell’usato incentivandone lo sviluppo nel quadro di una politica di valorizzazione degli stessi a “fini ecologici” e occupazionali.

“Il settore dell’usato rappresenta un’occasione per chi non è in possesso di capitali da investire e vuole avviare una piccola attività in modo onesto. Dobbiamo dare dignità a una figura che non gode di uno status realmente riconosciuto, e che è conseguentemente priva di garanzie e diritti” spiega Augusto Lacala.

I mercatini dell’usato, da sempre luogo d’incontro tra etnie diverse, rappresentano, infatti, una concreta possibilità di inclusione sociale, un’opportunità di impiego semplice per categorie emarginate economicamente, che hanno difficoltà a entrare nel mercato del lavoro o che vogliono uscire da situazioni di devianza, come migranti, rom, ultracinquantenni disoccupati, anziani con pensione insufficiente e invalidi.

Per questo, nel documento, relativamente alla sezione “Sociale e del Lavoro”, si chiede il riconoscimento dell’utilità sociale dell’attività di organizzazione dei mercatini dell’usato attraverso l’introduzione del comparto nelle Politiche Sociali, del Lavoro e della Formazione Professionale e la loro assimilazione al concetto di “educazione ambientale”, che essendo parte delle attività istituzionali delle ONLUS ha regime IVA speciale.

merce   riuso
Un valore sociale ma anche culturale, quello della vendita di merci usate, che è espressione di un fenomeno antico, che appartiene da secoli alla storia e alle tradizioni delle nostre città
Un valore sociale ma anche culturale, quello della vendita di merci usate, che è espressione di un fenomeno antico, che appartiene da secoli alla storia e alle tradizioni delle nostre città, che deve essere sostenuto e incoraggiato per il suo forte impatto simbolico. I mercati popolari delle città italiane dovrebbero pertanto essere riconosciuti - come dichiarato nel manifesto - dal Ministero della Cultura come parte integrante del Patrimonio Culturale italiano e dovrebbero quindi godere dello stanziamento di fondi pubblici per la promozione territoriale, della visibilità nelle televisioni nazionali all’interno di programmi culturali e educativi.

Inoltre la salvaguardia dei tratti identitari storici non deve causare fossilizzazione ma piuttosto incentivare la difesa dall’invasione del dozzinale, dalle minacce di sgombero, dagli arbitri polizieschi e da tutte le dinamiche che incoraggiano l’espulsione dai mercati degli operatori storici.

Tutte proposte concrete ed efficaci che testimoniano il grande dispendio di energie e il lavoro svolto da parte di tutte le realtà partecipanti all’Onu, nel realizzare un documento che possa essere un punto di partenza forte in vista degli “stati generali dell’usato” che si terranno probabilmente a Roma il prossimo 10 novembre per la riorganizzazione di tutto il settore.

di Lucia Cuffaro

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