23.3.09
L'impero britannico e la politica iperinflazionistica
Dopo gli annunci e discussioni pubbliche delle scorse settimane, la Banca d'Inghilterra ha lanciato la sua politica di "quantitative easing", cioè di stampare denaro. Il 5 marzo il Tesoro ha autorizzato una prima emissione di 150 miliardi di sterline, 75 dei quali (85 miliardi di euro) sono già in stampa. Il nuovo denaro servirà per acquistare buoni del tesoro e titoli delle banche private. Naturalmente, sia la Banca d'Inghilterra che il Tesoro sono ben consapevoli delle conseguenze dell'emissione di moneta. Essi hanno semplicemente deciso di generare inflazione, allo scopo di ridurre il debito svalutando la moneta.
Invece di riconoscere l'insolvenza del sistema e congelare i titoli senza valore, i cosiddetti "rifiuti tossici" generati dalla speculazione, Londra ha deciso di avviare un processo che porterà all'iperinflazione, come nel 1923 in Germania ma stavolta su scala mondiale. Che farà la Banca Centrale Europea? Finora essa ha seguito a ruota la Banca d'Inghilterra nel taglio dei tassi. Il 5 marzo, entrambe li hanno tagliati ulteriormente, a 1,5% (BCE) e 0,5% (Bank of England).
Non tutti sono ciechi di fronte alle conseguenze della folle politica britannica. Alcuni articoli di giornale hanno ammonito del fatto che il "quantitative easing" può condurre ad una "iperinflazione in stile Zimbabwe". Il tasso d'inflazione del paese africano ha toccato recentemente l'11,3 milioni per cento! L'iperinflazione, come nella Germania di Weimar, significa la distruzione dei risparmi e del potere d'acquisto della popolazione, mentre l'oligarchia finanziaria mantiene il potere sui valori fisici, come le merci e le materie prime, l'energia e le capacità produttive. L'attuale processo di ricolonizzazione dell'Africa ne è testimone.
Dallo scoppio della crisi finanziaria sono trascorsi diciannove mesi e decine di migliaia di miliardi sono stati versati nel sistema nella forma di pacchetti di salvataggio, programmi congiunturali e iniezioni di liquidità, senza sortire alcun effetto. Le banche, gli hedge funds e le compagnie d'assicurazione sono stati mantenuti in vita come zombies, per sopravvivere fino al salvataggio successivo. Come nel caso dell'AIG, l'ex colosso assicurativo americano, che il governo USA ha dovuto salvare per la terza volta dopo l'annuncio di 100 miliardi di perdite il 2 marzo. E anche questo salvataggio, come gli altri, andrà in fumo ancor prima di comparire sui bilanci. Un rapporto riservato dell'AIG preparato per il governo USA indica che AIG ha venduto 375 milioni di Credit Default Swaps, polizze assicurative contro il rischio d'insolvenza, per un totale di 19 mila miliardi di dollari. "Come si fa a rifinanziare quella cifra?" ha commentato un ex funzionario della SEC all'EIR. "Non credo che esista un modo per sbrogliare la matassa", ha aggiunto. Con le azioni bancarie in caduta libera, la prossima crisi finanziaria è dietro l'angolo. Nel frattempo, l'economia fisica mondiale si è avvitata. A gennaio, le esportazioni giapponesi sono crollate del 45,7% su base annua, e la situazione in Europa non è migliore.
Ogni giorno in più che il sistema ormai fallito viene tenuto in piedi significa la disintegrazione di una ulteriore porzione dell'economia fisica mondiale. "La linea di battaglia non potrebbe essere più chiara", ha scritto Helga Zepp-LaRouche in un articolo il 6 marzo. "Da una parte ci sono gli interessi finanziari che hanno finora profittato dal sistema della globalizzazione, i quali vogliono salvare i loro assets a tutti i costi, compresa l'iperinflazione. Dall'altra, ci sono gli interessi di 6,5 miliardi di popolazione mondiale, la cui sopravvivenza dipende dal salvataggio delle capacità industriali dell'economia reale e non dei rifiuti tossici di investitori che hanno speculato". Quegli assets non vanno salvati, ma congelati in una riorganizzazione fallimentare del sistema come LaRouche propone da tempo.
by movisol
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