9.5.08
L'arsenale di Taranto. Tra sprechi e corruzioni
La storia ci insegna che se non tuteliamo il lavoro frutto di scelte lunghe ma dolorose, qualcuno se ne impossessa nella indifferenza generale. Ma, chi dovrebbe gestire una situazione del genere? Degli esterni, dei privati ormai diventati solo affaristi a spese dello Stato sociale?
La storia dell'Arsenale di Taranto comincia nel 1882 con l'approvazione della legge n. 833, la quale prevedeva lo stanziamento di 9.300.000 lire per la sua costruzione. I lavori hanno avuto inizio nel 1883 e sono terminati con l'inaugurazione della struttura il 21 agosto 1889. Gli impianti militari dovranno, nelle intenzioni del Parlamento, rispondere alla necessità di difendere il versante adriatico, nonché la posizione dell'Italia nel Mediterraneo.
L'Arsenale Militare Marittimo di Taranto è stato progettato anche per la costruzione di navi. Tale attività ha inizio nel marzo del 1894 e si conclude nel marzo del 1967, anno in cui la Marina Militare Italiana decide di abbandonare le nuove costruzioni per dedicarsi ai soli compiti di supporto e mantenimento in efficienza della flotta. L'Arsenale attualmente occupa un'area di 90 ettari delimitata da un muro di cinta di 7 metri e lungo 3250 metri. È dotato di 5 bacini galleggianti e di due bacini in muratura, il Benedetto Brin, costruito nel 1889, e l'Edgardo Ferrati, costruito nel 1916 ed è tra i più grandi d'Europa.
È facile intuire quanto una struttura di tale dimensioni e importanza abbia influenzato, anche dal punto di vista economico ed urbanistico, l'intera città di Taranto. Il personale dell'Arsenale è costituito da circa 200 militari e 2200 civili, impiegati nei numerosi reparti specializzati, rappresentando un potenziale enorme dal punto di vista dell'occupazione. In 400 sono, invece, gli operai delle imprese appaltatrici che gravitano attorno all'Arsenale e che in realtà svolgono il lavoro dei 1300 addetti alla manutenzione delle navi.
La giornata all'Arsenale di Taranto per la maggior parte dei dipendenti pubblici, infatti, si traduce in totale inoperosità, addirittura si gioca a carte o si va a riposare (come ha ben documentato la trasmissione Report nella puntata del 20 maggio 2007).
I lavoratori in appalto hanno contratti precari che limitano sicurezza e libertà. Tre anni fa uno di loro ha deciso di denunciare queste mancanze e l'anomalia della struttura militare, dove pochi, mal pagati e poco tutelati operai esterni lavorano al posto dei dipendenti pubblici.
A seguito della denuncia il magistrato inquirente (Vincenzo Petrocelli) ha dato il via ad una serie di verifiche condotte dagli ispettori del lavoro e dai militari dell'Arma. Le attività hanno evidenziato pesanti violazione della legge n. 626 del '94 sulla sicurezza e l'igiene del posto di lavoro, violazioni delle norme sull'amianto e mancato possesso dei requisiti per lo svolgimento dei lavori. Sono stati così posti sotto sequestro 18000 metri quadrati all'interno dello stabilimento in cui operano le imprese appaltatrici.
In più alcuni responsabili, tra cui l'ex direttore dell'Arsenale Alberto Gauzolino e l'attuale direttore Giulio Cobolli sono stati iscritti nel registro degli indagati.
Gli indagati, secondo il pm, avrebbero cercato di coprire la responsabilità di dieci ditte dell'appalto dell'Arsenale di Taranto che si erano appropriate di materiale appartenente alle Forze Armate. Perché i responsabili si siano rivolti ad imprese esterne pur disponendo di un numero sufficiente di dipendenti in grado di svolgere le stesse attività e perchè abbiano addirittura coperto i reati di tali ditte restano domande a cui la magistratura dovrà rispondere.
Intanto i lavoratori dell'Arsenale continuano a manifestare contro la possibile chiusura dello stabilimento.
di Alessia Miniaci
da LiberaInformazione
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